Ruolo della troponina ad alta sensibilità nella stratificazione del rischio cardiovascolare: evidenze e nuovi spunti sulla prevenzione al femminile

L’utilità clinica della misurazione delle troponine cardiache è legata alla loro elevatissima specificità tissutale. Negli ultimi anni, la disponibilità di dosaggi a elevata sensibilità per queste componenti strutturali del miocardio ha consentito di ridefinire, migliorare e velocizzare la diagnosi di infarto miocardico. Più recentemente l’attenzione dei ricercatori e dei clinici si è rivolta all’ambito prognostico. La definizione dei valori di normalità delle troponine cardiache e la verifica dei medesimi nella popolazione generale con stratificazione dei risultati per classi di età ha consentito di validare, con alcuni dosaggi, delle soglie di genere che suggeriscono la maggiore o minore probabilità di rischio per patologie cardiovascolari in soggetti apparentemente sani. La misurazione seriale dei valori di troponina con metodi ad alta sensibilità consente anche di valutare la compromissione miocardica in situazioni specifiche quali ad esempio la gravidanza e la terapia antitumorale. In quest’ultimo campo ha rilevanza anche la misurazione dei livelli dei peptidi natriuretici (BNP e NT-proBNP) sostanze a attività ormonale prodotte dal miocardio in risposta allo stress di parete.

 

Nel corso di questo seminario i due relatori discuteranno il significato clinico della determinazione di troponina cardiaca con dosaggi ad elevate sensibilità e dei peptide natriuretici (BNP e NT-proBNP) e ne prospetteranno le possibilità di impiego in diverse situazioni patologiche e non, sulla base delle evidenze e delle linee guida più recenti. Saranno anche discusse alcune potenziali applicazioni future di questi biomarcatori cardiaci, con particolare attenzione alla medicina di genere.

 

Obiettivi di apprendimento: